L’infibulazione

Deinfibulazione

indicazione

 infibulazione

Tecnica

valorizzazione dei monconi clitoridei +/-ricostruzione vulvare e delle piccole labbra + femifill vulvare

Procedura

90/180 min, spinale, ricovero

Dolore post operatorio

medio se si utilizzano comuni antidolorifici

Complicanze

rare (infezioni, ematomi)

Recupero

 60/120 giorni

Asportazione di recidiva di ghiandola del Bartolini

Tecnica

asportazione e ricostruzione per piani

Procedura

40/90 minuti, anestesia locale + sedazione, day hospital

dolore

scarso se si utilizzano comuni antidolorifici

complicanze

rare (infezioni, ematomi)

recupero

 2/4 settimane

Femifill® vulvare di esito doloroso di asportazione di ghiandola del Bartolini

Tecnica chirurgica

prelievo di tessuto adiposo, trattamento opportuno del medesimo, impianto multistrato di preparati adiposi diversi + laser co2 vulvare

Procedura

60 /90 min, , anestesia locale + sedazione, day hospital

Complicanze

rare (infezioni, ematomi)

Dolore post operatorio

scarso se si utilizzano farmaci antidolorifici comuni

Recupero

2/4 settimane

Sollevamento del pube

Indicazione

pube molle

Tecnica chirurgica

puboplastica +/- addominoplastica Laser assistita

Procedura

60/180 min , sedazione o anestesia generale, day hospital o ricovero

Complicanze

rare (infezioni, ritardi di guarigione)

Dolore post operatorio

scarso se si utilizzano farmaci antidolorifici comuni

Recupero

4 settimane

Il termine infibulazione ha come radice etimologica “fibula” ovvero spilla in latino. Si tratta di una mutilazione genitale femminile che consiste nell’escissione di parti della vulva. Si classificano tre tipi di infibulazione a seconda dell’importanza della demolizione d’organo. Nel primo tipo è escisso solo il clitoride, nel secondo tipo clitoride e piccole labbra, nel terzo clitoride, piccole labbra e grandi labbra. Alla demolizione e mutilazione segue la cucitura della vulva lasciando solo un piccolo pertugio che permette la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Se vengono asportate anche le grandi labbra queste vengono cauterizzate con un ferro rovente. La procedura viene effettuata di norma da un anziano o un’anziana oppure un imam oppure un notabile del posto. Questa pratica è ancora molto frequente in certe regioni dell’Africa, nella Penisola Arabica e in alcune parti dell’Asia. Pare che l’origine si sia radicata nell’antico Egitto. Da qui il nome di infibulazione faraonica che viene dato all’infibulazione di tipo 3. Dati dell’OMS indicano che in Egitto ancora oggi più dell’80% delle donne abbia subito una forma di infibulazione e ancor più in Somalia. Va sottolineato che si tratta di una tradizione culturale e non religiosa perché nel Corano l’infibulazione non è menzionata. Ciò nonostante emerge chiaramente che questa pratica si riscontra in paesi per la quasi totalità islamizzati. L’infibulazione è raramente praticata dai cristiani con l’eccezione di alcuni gruppi copti del Corno d’Africa, Eritrea ed Etiopia.

Perchè è praticata

Scopo dell’infibulazione è quello di mantenere l’impossibilità al rapporto sessuale fino al matrimonio e di non conoscere il piacere che deriva dall’orgasmo per stimolazione del clitoride. E’ tradizione che sia lo sposo che la notte delle nozze deinfibula con una lama la vulva. I rapporti successivi diventano spesso dolorosi e difficoltosi. Al momento del parto spesso le donne vengono sottoposte a nuova cucitura. E’ pratica comune nel basso Egitto, in Sudan e in Somalia reinfibulare anche le vedove e le donne divorziate.

I problemi

I rapporti sono costantemente dolorosi e difficoltosi, i tessuti cicatrizzati lentamente e spesso con infenzioni sono poco elastici e talvolta ulcerati. Frequenti le cistiti, le infezioni vaginali e le ritenzioni urinarie. Anche durante il parto aumentano nettamente le complicanze perché il tessuto poco elastico della vulva rende difficoltosa la discesa del bambino e il protrarsi della nascita determina ipossia ovvero riduzione di ossigenazione cerebrale. Il tasso di morti per parto è nettamente superiore nei paesi in cui questa procedura viene effettuata.

Il trattamento

Il trattamento delle pazienti infibulate deve mirare a ripristinare funzione ed estetica. La parte funzionale è preponderante e si prefigge lo scopo di rendere la penetrazione non più dolorosa e soddisfacente, permettere un parto per via naturale e recuperare almeno parzialmente la sensibilità clitoridea. Le procedure più comunemente adottate ricorrono all’utilizzo di lembi, innesti, impianti di tessuto adiposo (lipofilling) al fine di apportare tessuto nuovo e sano. L’impianto di cellule di derivazione dal tessuto adiposo permette di ammorbidire le pareti vulvari dure e anaelastiche. Si sono messe a punto tecniche che permettono il recupero del moncone clitorideo ovvero la ricerca di porzioni di clitoride non escisso che, identificate e opportunamente dissecate, possono essere portate più in superficie. La superficializzazione del clitoride rimasto permette spesso di riacquistare un po’ della sensibilità negata. L’estetica della vulva riveste pure importanza. La ricostruzione del clitoride, delle piccole labbra con tecniche straordinariamente innovative permette alla donna infibulata di riconquistare un’estetica pressoché normale.
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