Danni da parto

Femifill® vulvare per i danni da parto

indicazione

esito di parto per via naturale

Tecnica

prelievo di tessuto adiposo, trattamento opportuno del medesimo, impianto multistrato di preparati adiposi diversi + laser co2 vulvare

Procedura

60 /90 min, anestesia locale + sedazione, day hospital

Dolore post operatorio

scarso se si utilizzano comuni antidolorifici

Complicanze

rare (infezioni, ematomi)

Recupero

 2/4 settimane

Revisione chirurgica per i danni da parto

indicazione

esito di parto per via naturale

Tecnica

revisione delle cicatrici e dei piani sottostanti + prelievo di tessuto adiposo, trattamento opportuno del medesimo, impianto multistrato di preparati adiposi diversi + laser co2 vulvare

Procedura

60 /120 min, anestesia locale + sedazione, day hospital o ricovero

dolore post operatorio

scarso se si utilizzano comuni antidolorifici

complicanze

rare (infezioni, ematomi)

recupero

 2/4 settimane

Laser a co2 endovaginale

indicazione

incontinenza/secchezza/lassità

Tecnica

 laser endovaginale co2

Procedura

20 minuti

Dolore post operatorio

no

Complicanze

rarissime

Recupero

immediato

Rf endovaginale

Tecnica

 rf quadripolare endovaginale

indicazione

incontinenza/secchezza/lassità

Procedura

20 minuti

dolore post operatorio

no

complicanze

rarissime

recupero

immediato

Sollevamento del pube

Indicazione

pube molle

Tecnica chirurgica

puboplastica +/- addominoplastica Laser assistita

Procedura

60/180 min , sedazione o anestesia generale, day hospital o ricovero

Complicanze

rare (infezioni, ritardi di guarigione)

Dolore post operatorio

scarso se si utilizzano farmaci antidolorifici comuni

Recupero

4 settimane

Il parto per via naturale e le sue conseguenze

Il parto per via vaginale è un evento ancestralmente naturale. E’ evidente che si tratta di un evento profondamente traumatico. Come tutti i traumi questi sono meglio tollerati in età giovane quando i tessuti sono maggiormente elastici. Con l’aumentare dell’età delle donne che partoriscono si ha assistito progressivamente ad un aumento dei danni da parto. Questi consistono nella distensione delle fasce della muscolatura pelvica di cute e mucose. Quando i tessuti sono privi della normale elasticità allora una volta distesisi non torneranno più nella posizione originale. Dal punto di vista pratico questo comporta beanza della vagina, ridotta capacità contrattile e ridotta capacità contenitiva con incontinenza di vario grado. Vi può essere anche impatto sulla capacità di trattenere l’urina (incontintinenza urinaria)

i rimedi

La riabilitazione pelvica

La riabilitazione del pavimento pelvico è un momento fondamentale e deve essere instaurato il più presto possibile. La sua importanza è pari a quella della riabilitazione di un arto dopo un incidente o un intervento chirurgico. Più il tempo passa minore è la capacità di recupero. La riabilitazione deve essere guidata da personale ostetrico opportunamente addestrato e appassionato del suo lavoro.
La riabilitazione deve mirare a implementare la capacità contrattile dei gruppi muscolari lesionati e contestualmente aumentare la capacità della donna di controllarla. Esistono inoltre apparecchiature (elettrostimolatori) che aiutano anche domiciliarmente nel processo di rieducazione. La riabilitazione dall’interno deve essere affiancata alla riabilitazione della muscolatura posteriore e anteriore del tronco nonché degli arti superiori e inferiori. E’ profondamente errato considerare la riabilitazione di un unico segmento corporeo perchè inevitabilmente si andranno a determinare alterazioni di parti anatomiche adiacenti.

La tecnologia: Laser, Radiofrequenza, Ultrasuoni Focalizzati

Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom della tecnologia applicata al distretto genitale femminile. Vari tipi di laser sono stati proposti quale ottimale trattamento dei danni da parto. Ma il loro ruolo deve essere ridimensionato. Il laser CO2 ed il laser ad erbium sono in grado di agire positivamente sulla mucosa vaginale e sulla cute ma poco possono sulle strutture maggiormente profonde. La radiofrequenza invece lascia la cute integra ed esplica la sua azione sui tessuti immediatamente sottocutanei. Purtroppo la sua azione è in grado solo di stimolare i tessuti superficiali ma non può spingersi fino alle fasce che sono il reale target della riabilitazione. Anche gli ultrasuoni focalizzati, sebbene metodica di grande interesse, non hanno al momento portato a risultati significativi evidenti. In sintesi anche le tecnologie più evolute pur dimostrandosi utili allo stimolo dei tessuti paiono più utili nel trattamento delle atrofie che in quello delle lassità.

Il lipofilling vulvovaginale

L’impianto di tessuto adiposo può essere utile nel post partum poichè è in grado di ridurre la beanza dell’ostio vulvare avvicinandone le pareti e contemporaneamente inducendo processi rigenerativi grazie alle cellule totipotenti in esso contenute.

La vulvoperineoplastica

Nei casi in cui la riabilitazione del pavimento pelvico non si sia rivelata sufficientemente efficace e permanga beanza significativa dell’apertura vulvare allora può essere preso in considerazione l’intervento di vulvoperineoplastica. Questo consiste nella rimozione di una porzione di cute perineale, cute vulvare e talvolta mucosa vaginale, nella sutura delle fasce rese lasse dal trauma del parto nella sintesi talvolta di muscoli estremamente distanziati. Al fine di ridurre l’impatto talvolta doloroso della perineoplastica è utile ricorrere a una innovativa tecnica da noi messa a punto che prevede di combinare la perineoplastica tradizionale con l’impianto di tessuto adiposo. L’impianto di tessuto adiposo permette di avvicinare le pareti vulvari senza necessità di ottenere detto risultato esclusivamente con l’elevata trazione delle suture. In tale modo si riduce enormemente il grave problema del dolore post-intervento generato spesso da dette trazioni.

Il trattamento

Il trattamento delle pazienti infibulate deve mirare a ripristinare funzione ed estetica. La parte funzionale è preponderante e si prefigge lo scopo di rendere la penetrazione non più dolorosa e soddisfacente, permettere un parto per via naturale e recuperare almeno parzialmente la sensibilità clitoridea. Le procedure più comunemente adottate ricorrono all’utilizzo di lembi, innesti, impianti di tessuto adiposo (lipofilling) al fine di apportare tessuto nuovo e sano. L’impianto di cellule di derivazione dal tessuto adiposo permette di ammorbidire le pareti vulvari dure e anaelastiche. Si sono messe a punto tecniche che permettono il recupero del moncone clitorideo ovvero la ricerca di porzioni di clitoride non escisso che, identificate e opportunamente dissecate, possono essere portate più in superficie. La superficializzazione del clitoride rimasto permette spesso di riacquistare un po’ della sensibilità negata. L’estetica della vulva riveste pure importanza. La ricostruzione del clitoride, delle piccole labbra con tecniche straordinariamente innovative permette alla donna infibulata di riconquistare un’estetica pressoché normale.
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